Trasferirsi a Dubai è una scelta sempre più frequente tra imprenditori italiani, liberi professionisti e High Net Worth Individuals (HNWI), attratti dal sistema fiscale favorevole, dall’assenza di imposte personali e da un contesto economico stabile e cosmopolita. Tuttavia, nel 2025, con l’intensificarsi dei controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate italiana, è fondamentale affrontare il trasferimento di residenza a Dubai con una strategia fiscale chiara e documentata, per evitare contestazioni legate all’esterovestizione. Termini come “residenza fiscale a Dubai”, “AIRE”, “Quadro RW”, “CFC” ed “esterovestizione” sono oggi centrali per chi vuole vivere a Dubai senza incorrere in accertamenti tributari. In questo articolo esploreremo gli aspetti chiave per un trasferimento legittimo e sicuro, fornendo una guida passo-passo per evitare errori formali e sostanziali.
Esterovestizione: che cos’è e perché è un rischio
L’esterovestizione si verifica quando un soggetto (persona fisica o giuridica) trasferisce formalmente la residenza all’estero, ma mantiene in Italia il proprio “centro degli interessi vitali”.
Nel caso di Dubai, l’Agenzia delle Entrate può contestare l’effettività del trasferimento se rileva che la persona continua a vivere, lavorare o amministrare società italiane, pur avendo cambiato indirizzo di residenza.
Secondo la normativa italiana (art. 2 del TUIR), una persona è fiscalmente residente in Italia se, per la maggior parte dell’anno, ha nel Paese:
– la residenza anagrafica;
– il domicilio (centro di interessi personali o economici);
– il centro degli interessi vitali.
In assenza di prove concrete che documentino il radicamento reale a Dubai, il rischio è che l’Agenzia riqualifichi la residenza e richieda imposte su tutti i redditi globali.
Iscrizione all’AIRE: obbligatoria ma non sufficiente
L’iscrizione all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) è un passaggio imprescindibile per chi desidera trasferirsi a Dubai in modo stabile.
L’AIRE certifica formalmente che l’individuo non risiede più in Italia e rappresenta la base per modificare la propria posizione fiscale.
Tuttavia, non basta iscriversi all’AIRE per essere automaticamente considerati fiscalmente non residenti.
La Corte di Cassazione in numerose pronunce (tra le quali, sent. n. 20955/2022) ha chiarito che l’iscrizione è un elemento formale che deve essere supportato da un trasferimento effettivo e continuativo all’estero.
La cancellazione dall’anagrafe italiana, senza la prova di residenza sostanziale a Dubai, non è sufficiente a escludere l’applicazione delle imposte italiane.
Serve molto di più.
Prova della residenza fiscale a Dubai: 12 elementi da documentare
Per dimostrare la reale residenza fiscale a Dubai, occorre costruire un impianto probatorio solido, documentato e coerente.
Ecco le 12 prove sostanziali più rilevanti, richieste in sede di verifica:
- contratto di locazione o titolo di proprietà dell’immobile a Dubai;
- residenza ufficiale rilasciata dagli Emirati Arabi (Emirates ID valido);
- conto corrente a Dubai attivo e utilizzato regolarmente;
- uso delle carte di credito locali;
- assicurazione sanitaria attiva negli EAU;
- travel pattern coerente (es. 183 giorni minimi a Dubai o compatibilità con attività lavorativa);
- intestazione utenze domestiche;
- centro familiare localizzato a Dubai (coniuge, figli a scuola, ecc.);
- sede effettiva delle proprie attività economiche;
- assenza di residenza effettiva in Italia (es. nessun affitto o proprietà abitata);
- cancellazione da medici di base, abbonamenti, palestre, ecc. in Italia;
- iscrizione AIRE correttamente aggiornata.
Tutti questi elementi concorrono a dimostrare l’effettività della residenza a Dubai e a evitare accuse di simulazione.
Quadro RW, CFC e altri obblighi fiscali da rispettare
Trasferirsi a Dubai non significa automaticamente liberarsi da tutti gli obblighi fiscali italiani.
Anche da non residente, se si detengono partecipazioni in società, immobili, conti correnti esteri o trust, bisogna, comunque, compilare il Quadro RW del Modello Redditi, ai sensi della normativa sul monitoraggio fiscale.
Attenzione anche alle norme CFC (Controlled Foreign Company), che prevedono l’attribuzione per trasparenza dei redditi generati da società controllate in Paesi a fiscalità privilegiata, come gli Emirati Arabi Uniti, se manca una substance adeguata e un effettivo radicamento all’estero.
Non adempiere a questi obblighi può portare a sanzioni amministrative pesanti e, nei casi più gravi, anche a segnalazioni penali.
È essenziale affidarsi a uno studio specializzato per valutare gli adempimenti da mantenere anche dopo il trasferimento.
Gli errori da evitare quando si cambia residenza fiscale
Molti italiani che vogliono vivere a Dubai sottovalutano alcuni aspetti fondamentali.
Ecco gli errori più frequenti che possono costare caro:
– continuare ad amministrare società italiane come amministratore unico;
– avere una casa in Italia regolarmente abitata o utilizzata;
– non modificare i propri rapporti bancari italiani;
– utilizzare ancora la sanità pubblica italiana;
– ricevere ancora corrispondenza o fatture in Italia;
– essere registrati presso la Camera di Commercio italiana o altre banche dati;
– non compilare correttamente il Quadro RW o i modelli Intrastat;
– gestire conti esteri senza reporting o con paesi blacklisted.
Un trasferimento mal gestito può essere considerato fittizio, con il rischio di accertamenti retroattivi fino a 5 anni (o anche 7 in caso di comportamenti dolosi).
Audit fiscale prima di partire: perché serve un’analisi preventiva
Prima di trasferirsi a Dubai, è fondamentale eseguire un audit di residenza fiscale: una valutazione preventiva che analizza i punti di contatto con l’Italia e suggerisce azioni correttive per evitare futuri accertamenti.
Un audit completo verifica:
– la posizione AIRE e anagrafica;
– la situazione patrimoniale (immobili, conti, auto);
– i ruoli in società italiane;
– l’uso di strumenti di pagamento;
– la gestione di eventuali trust, holding o partecipazioni.
Inoltre, è consigliabile pianificare tempistiche e documentazione per dimostrare la “rottura” con l’Italia e la costruzione di un nuovo centro di interessi vitali a Dubai.
L’obiettivo non è solo cambiare Paese, ma cambiare giurisdizione fiscale in modo legale, documentato e sostenibile.
Così, vivere a Dubai nel 2025 rappresenta un’opportunità concreta per imprenditori e professionisti che vogliono operare in un contesto internazionale dinamico, fiscalmente efficiente e privo di burocrazia opprimente.
Tuttavia, trasferirsi a Dubai senza rischi di esterovestizione richiede preparazione, consulenza legale e fiscale, nonché un’attenta analisi preliminare.
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