Il più delle volte, il concetto di residenza fiscale provoca non poca confusione, specialmente in merito a quale relazione intercorra tra la definizione dettata dal Codice Civile e la registrazione presso il comune locale a fini propriamente fiscali. Spesso, infatti, l’acquisizione della residenza anagrafica non comporta l’automatico ottenimento di quella fiscale. È importante, quindi, prestare molta attenzione all’intera procedura, in quanto questa comporta determinate imposte sul reddito della persona, sia essa fisica o giuridica.
La residenza fiscale di un soggetto può essere una conseguenza della residenza anagrafica, ma non sempre diretta. Secondo quanto dettato dal Codice Civile, la residenza coincide con il luogo presso il quale un soggetto ha abitualmente la sua dimora. Più specificatamente e a fini fiscali, essa intende il luogo presso il quale la residenza si verifica per la maggior parte del periodo d’imposta, ovvero un totale di 183 giorni all’anno.
La residenza fiscale riguarda strettamente la tassazione e può essere acquisita a seguito dell’iscrizione all’Anagrafe locale di un determinato Paese o del soggiorno, tramite residenza o domicilio presso un Paese scelto, per il periodo d’imposta sopraccitato. Nello specifico caso di Dubai, la residenza può essere acquisita tramite un investimento immobiliare, una Freelance Visa o la costituzione di una società in Free Zone.
La residenza fiscale è un aspetto degno di particolare riguardo, ai fini delle imposte sul reddito. Essa determina, infatti, a quale sistema di tassazione sia assoggettabile un individuo o una società.
Una persona fiscalmente residente in territorio italiano, è soggetta alla tassazione sui redditi prodotti non solo in Italia, ma ovunque nel mondo. Questo principio, indicato con il nome di “worldwide income taxation”, differisce dalla così chiamata “source income taxation”. In questo secondo caso, una persona non fiscalmente residente in Italia, la quale produce, tuttavia, redditi in territorio italiano, viene esclusivamente tassata nella misura in cui tali redditi vengono prodotti. Per questo motivo, se il soggetto interessato ed il suo business risiedono stabilmente in un territorio estero, come gli Emirati Arabi Uniti, è importante non sottovalutare questo aspetto e provvedere al trasferimento integrale della propria residenza e dei propri interessi.
La residenza fiscale di persone fisiche o giuridiche richiede la comprova di un certificato: il certificato di residenza fiscale. Questo documento, rilasciato dall’Agenzia delle Entrate, permette di non pagare le tasse in un altro Stato, ove si possiedono il domicilio o la residenza. Esso attesta, infatti, la reale sede fiscale dell’individuo o dell’azienda interessata ed è fondamentale presentarlo al Paese estero per non incorrere nelle doppie imposizioni sul reddito.
Questo tipo di documento può essere richiesto dai soggetti e dalle organizzazioni residenti, quali società di capitali ed enti commerciali e non. Nel caso di una società a ristretta base proprietaria o interamente partecipata da persone fisiche, il certificato può essere esclusivamente richiesto dai beneficiari residenti nel territorio.
Al fine di calcolare correttamente le imposte sui redditi, è importante comprendere quali siano i criteri volti all’individuazione della residenza fiscale. Essi vengono soddisfatti secondo i seguenti criteri formali e sostanziali:
A Dubai, il TRC è un documento particolarmente rilevante e sempre più richiesto dagli Istituti di Credito, a garanzia dei rapporti intrattenuti con i soggetti interessati. Affinché il documento venga rilasciato, nel caso di una persona fisica, si richiede la presentazione di:
Contrariamente, se il richiedente è una persona giuridica, si richiedono:
Considerati i requisiti sopra elencati, un contribuente risulta tale quando ne soddisfa anche uno solamente, per la maggiorità del periodo d’imposta, il quale equivale ad almeno 183 giorni consecutivi.
Il problema della doppia residenza fiscale può palesarsi nel caso in cui un secondo Stato la riconosca, nei medesimi criteri dell’ordinamento del Paese di origine del soggetto. Questo può comportare un aspetto chiamato “doppia imposizione di reddito”: in questo caso l’individuo interessato, è tenuto a pagare le imposte prodotte, in qualsiasi Paese, sia nel Paese originario che quello di trasferimento.
In contrasto a questo fenomeno, sono state redatte delle “convenzioni bilaterali” tra i Paesi. In particolare, bisogna considerare i “criteri dirimenti”, i quali attestano la residenza fiscale di un individuo secondo:
Se tale procedura non dovesse generare sufficienti risultati, si ricorrerebbe alla cosiddetta “mutual agreement procedure”, grazie alla quale si stabilisce di comune accordo tra gli Stati quale debba essere considerato stretto alla residenza e autorizzato, quindi, ad assoggettare alle imposte il cittadino.
Come visto nei paragrafi precedenti, l’individuazione delle corrette imposte sui redditi è fondamentale. Il trasferimento della propria residenza fiscale è una procedura altrettanto importante e da trattare con minuziosità, in stretto contatto con gli Enti regolatori delle finanze statali.
Affinché avvenga il trasferimento di residenza fiscale a Dubai, è necessario dimostrare, innanzitutto, l’effettiva residenza stabile all’estero. Una volta verificata e comprovata la residenza, sarà premura dell’Ente regolatore competente effettuare delle verifiche incrociate con le autorità del Paese in cui l’individuo risiede. In ultima analisi, è prevista l’iscrizione all’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, al fine di regolare la propria fiscalità e di non incontrare difficoltà nelle proprie attività all’estero.
Gli uffici della Daniele Pescara Consultancy, tra le varie soluzioni presentate ai propri clienti, propongono anche la residenza fiscale.
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