Sempre più clienti, dopo aver aperto la propria società a Dubai, decidono di trasferirsi per un certo periodo dell’anno negli Emirati Arabi Uniti. Il clima molto caldo tutto l’anno, lo stile di vita di alta qualità e la criminalità al 4% attrae sempre di più la clientela internazionale esigente.
Una nicchia di persone che ha trovato in Dubai un vero e proprio punto di riferimento, sebbene il costo della vita nella capitale turistica del Golfo Persico sia nettamente superiore alla media europea.
Questo perché, a fronte del carovita (ad esempio l’assicurazione sanitaria mensile, che essendo privata ha un costo base di circa 150€ al mese) si può usufruire di benefit decisamente più rilevanti rispetto ad altri Paesi su cui gravano tassazioni esorbitanti e una qualità della vita di basso livello.
Gli UAE erogano prestazioni chiare con tempistiche certe, a differenza di altri luoghi nel resto del mondo in cui il pagamento dei servizi basilari è corredato da problemi e ritardi, che non permettono di fornire la prestazione
acquistata.
Trasferirsi a Dubai è l’obiettivo degli investitori provenienti da tutto il mondo che non si sentono più tutelati dai loro stati d’origine sia dal punto di vista finanziario sia per l’abbassamento della qualità di vita a livello globale.
Il 2020 per Falcon Advice e gli uffici di “Daniele Pescara Consultancy” ha segnato l’anno della svolta con l’aumento del 200% delle richieste di trasferimento / investimento rispetto l’anno precedente, complice il periodo di COVID-19 che ha causato un deficit alle PMI del Bel Paese di almeno 7 miliardi di euro.
A tanto ammonta la stima della perdita di fatturato che a livello nazionale le imprese artigiane tricolore hanno subito nel periodo dal 12 marzo al 13 aprile 2020. A fare i conti è stato l’Ufficio studi della CGIA di Mestre (Fonte verificata).T
Un esempio concreto di cosa può voler dire trasferirsi per lavorare a Dubai lo possiamo vedere alla luce del periodo COVID-19 appena fronteggiato: mentre in Italia le imprese chiudevano, gli Emirati Arabi Uniti non sono stati di certo a guardare e hanno immesso nel mercato tramite la Banca Centrale aiuti per un totale di 25 Miliardi USD, sostegni a tasso zero, veicolati tramite gli Istituti di Credito locali.
Il motivo è semplice: le riserve di capitale detenute della banche Emiratine, superavano e superano ancora oggi abbondantemente la soglia del minimo requisito.
Inoltre la CBUAE ha ridotto dal 15 al 25% la quantità di capitali che le banche devono detenere per i loro prestiti alle PMI: questo ha facilitando notevolmente l’accesso al credito, rimanendo comunque in linea con gli standard minimi del comitato di Basilea.
Decisiva, inoltre, è stata la lodevole iniziativa perpetrata della CBUAE, che ha rinunciato per sei mesi a tutte le commissioni applicate per i servizi di pagamento forniti alle banche che operano negli Emirati Arabi Uniti attraverso i suoi sistemi di pagamento, con effetto dal 15 marzo 2020.
Inoltre, il governo ha annunciato un piano di incentivi che include un rimborso del 20% delle tasse doganali imposte ai prodotti importati venduti localmente nei mercati di Dubai dal 15 marzo al 30 giugno.
Il pacchetto ha compreso anche l’annullamento della garanzia bancaria di 12.500 USD necessari per intraprendere attività di sdoganamento. La garanzia bancaria o il denaro versato dalle società di sdoganamento esistenti sono stati rimborsati.
Le modalità con cui il governo emiratino ha fronteggiato una delle più grandi crisi mondiali della storia è senza ombra di dubbio esemplificativo di quali possano essere, per investitori, business man e aziende in salute di tutto il mondo, i benefici di trasferirsi a Dubai.
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