L’Italia è un Paese in difficoltà. Lo dimostra la crisi economica persistente, la burocrazia infernale, la politica incapace di allietare le pene dei suoi cittadini. Ovviamente, in una situazione così precaria, difficilmente i temi più importanti del XXI secolo riescono ad essere affrontati con successo e, tra questi, vi è certamente la sostenibilità. Così, il Bel Paese rivela uno stato di arretratezza imbarazzante in tema di ambiente.
Ambiente Italia: arretratezza e difficoltà
L’ultimo rapporto dell’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) evidenzia come l’Italia sia in ritardo nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Accelerare la transizione energetica verso le energie rinnovabili permetterebbe al nostro Paese di:
- stimolare la crescita economica
- migliorare i conti pubblici
- aumentare l’occupazione
evitando così di scaricare i costi sulle future generazioni e di aumentare le disuguaglianze.
Secondo Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASVIS, le scelte politiche degli ultimi anni sono state incerte e contraddittorie, nonostante gli impegni internazionali assunti con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Investimenti e incentivi pubblici per il passaggio alle tecnologie verdi sarebbero fondamentali per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, evitando il rischio di una vera e propria “catastrofe” ambientale, economica e sociale.
A quanto pare, però, l’Italia, sempre più abbandonata a se stessa, risulta ancora più disorganizzata e mal strutturata, anche in tema di ambiente.
Sostenibilità a Dubai: avanguardia e futuro
Gli Emirati Arabi Uniti, nonostante il loro ruolo come settimo produttore mondiale di petrolio, hanno dimostrato un crescente impegno verso lo sviluppo sostenibile, come evidenziato dalla loro ospitalità e presidenza della 28esima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP28) nel 2023.
Questa conferenza, che ha raggiunto il primo bilancio quinquennale delle azioni intraprese fino ad ora, l’obiettivo di abbandonare l’utilizzo dei combustibili fossili a favore di un aumento significativo della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Sebbene gli UAE affrontino ancora sfide significative in termini di sostenibilità, evidenziate da indicatori ambientali e climatici, negli ultimi anni hanno adottato diverse strategie e politiche per riorientare la propria economia verso una maggiore attenzione agli aspetti ambientali.
Queste includono la strategia per l’innovazione del 2014, l’Agenda nazionale del 2021 e la UAE Energy Strategy 2050, che puntano a triplicare l’utilizzo di fonti rinnovabili entro il 2030 e a diventare leader mondiali nella produzione di idrogeno entro il 2031.
Questa transizione strategica potrebbe non essere dettata solo da una maggiore consapevolezza ambientale, ma anche da obiettivi economici e politici.
Sul piano economico, la diversificazione delle fonti di reddito e l’investimento nelle energie rinnovabili e nell’idrogeno fanno parte di una più ampia strategia di diversificazione.
Sul piano politico, ospitare eventi di alto profilo come la COP28 può migliorare la reputazione degli Emirati e consolidare il loro ruolo di mediatore tra Est e Ovest in un contesto geopolitico in evoluzione.
Insomma, anche in tema di ambiente, Dubai è il Paese invidiabile dal resto del mondo.
Non solo vita lussuosa, comoda e efficiente, ma anche sostenibile: ecco perché Vivere a Dubai nel 2024 è il sogno di un numero sempre crescente di famiglie e imprese di tutto il mondo.