Investire a Dubai senza doppia imposizione fiscale

Investire a Dubai

Negli ultimi anni, Dubai si è affermata come una delle destinazioni privilegiate per imprenditori e investitori internazionali, in particolare italiani. A rendere così attrattivo il mercato emiratino non è solo la sua economia in crescita costante, ma soprattutto un sistema fiscale estremamente favorevole. Investire a Dubai significa accedere ad un ecosistema in cui le imposte sono ridotte o inesistenti, la burocrazia è semplificata, e le opportunità di internazionalizzazione sono reali. Tuttavia, per godere pienamente di questi vantaggi è fondamentale comprendere la normativa relativa alla doppia imposizione fiscale e sapere come evitare che lo Stato italiano pretenda il pagamento di tasse su redditi già maturati a Dubai. Questa guida spiega come evitare la doppia imposizione, quali sono le condizioni necessarie per farlo ed i benefici offerti dalla fiscalità a Dubai.

La Convenzione tra Italia e Emirati Arabi Uniti

Dal 1997 è in vigore una Convenzione contro la doppia imposizione fiscale tra l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti.

Questo accordo bilaterale, stipulato per evitare che i contribuenti siano tassati due volte sullo stesso reddito, è fondamentale per chi decide di investire a Dubai.

Il trattato stabilisce in quali casi un reddito deve essere tassato solo in uno dei due Stati e regola la tassazione di:

– dividendi;

– interessi;

– royalties;

– redditi da lavoro dipendente o autonomo;

– profitti d’impresa.

Grazie alla convenzione, se una persona fisica o giuridica è fiscalmente residente a Dubai, e dimostra di avere lì il proprio centro degli interessi economici e personali, non è tenuta a pagare imposte anche in Italia sui redditi generati negli Emirati.

Questo principio, tuttavia, è valido solo se la residenza fiscale a Dubai è reale, documentata e riconosciuta anche dal fisco italiano.

Come si ottiene la residenza fiscale a Dubai

Per godere della tassazione agevolata a Dubai ed evitare pretese dall’Agenzia delle Entrate italiana, è necessario diventare fiscalmente residenti negli Emirati Arabi Uniti.

A tal fine occorre:

– trasferire stabilmente la propria residenza e dimorare negli Emirati per almeno 183 giorni l’anno;

– iscriversi all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero);

– dimostrare un legame concreto con il territorio, come l’affitto o acquisto di un immobile, la sottoscrizione di utenze locali, e l’apertura di un conto corrente emiratino;

– spostare lì il centro degli interessi familiari ed economici.

Il fisco a Dubai non tassa le persone fisiche sui redditi da lavoro o da capitale, e impone un’aliquota del 9% solo sui profitti aziendali superiori a 375.000 AED annui.

Questo rende la tassazione a Dubai estremamente competitiva rispetto a quella italiana, dove l’IRPEF può raggiungere anche il 43%, senza contare addizionali e imposte patrimoniali.

Le principali tasse a Dubai e come evitarle

Uno dei principali motivi per cui migliaia di aziende ogni anno decidono di investire a Dubai è l’assenza di imposte sul reddito delle persone fisiche.

Inoltre, non esiste alcuna tassa sulle successioni, sul patrimonio, né sulle plusvalenze.

Le società pagano una Corporate Tax del 9%, ma solo su profitti superiori alla soglia sopra indicata.

L’IVA (VAT) è fissata al 5% per la maggior parte dei beni e servizi.

Nonostante questa apparente semplicità, Dubai aderisce a standard internazionali di trasparenza finanziaria, come il Common Reporting Standard (CRS) e la normativa AML (Anti-Money Laundering).

Tuttavia, a differenza dell’Italia, le autorità locali non inviano automaticamente i dati fiscali dei residenti alle autorità italiane, rendendo più agevole la gestione patrimoniale per chi risiede effettivamente negli Emirati.

Il vantaggio fiscale si traduce in una maggiore capacità di reinvestimento, risparmio e protezione del patrimonio, sempre nel rispetto delle leggi emiratine e internazionali.

I rischi dell’esterovestizione e come evitarli

Molti contribuenti italiani credono di poter ottenere la fiscalità di Dubai semplicemente aprendo una società negli Emirati o un conto corrente in loco, pur continuando a vivere e operare prevalentemente in Italia.

Questa prassi, nota come esterovestizione, è considerata illegittima e può portare a pesanti sanzioni da parte del fisco italiano.

Per evitare problemi, è necessario:

– non mantenere il centro degli interessi economici in Italia;

– non svolgere attività lavorativa o d’impresa sul suolo italiano;

– non possedere beni immobili o quote societarie in Italia senza dichiararli;

– non figurare come amministratore di società italiane.

Anche l’utilizzo improprio di società emiratine come mere “scatole vuote” può attrarre l’attenzione della Guardia di Finanza.

È, quindi, indispensabile che la presenza a Dubai sia sostanziale e non solo formale.

I vantaggi di investire a Dubai con una pianificazione fiscale corretta

Una corretta pianificazione fiscale internazionale permette di sfruttare legalmente le agevolazioni del sistema fiscale di Dubai, evitando la doppia imposizione e riducendo il carico fiscale complessivo.

Tra i principali vantaggi:

– esenzione dalle imposte personali;

– tassazione societaria ridotta;

– accesso a uno dei principali hub bancari e logistici del mondo;

– normativa stabile, business-friendly e orientata alla crescita;

– assenza di burocrazia paralizzante e tempi rapidi per avviare nuove attività;

– tutela del patrimonio grazie a un sistema giuridico misto (common law e shariah law) altamente regolamentato.

La combinazione di questi fattori rende gli investimenti a Dubai particolarmente appetibili per chi desidera diversificare il proprio portafoglio, espandere il business o proteggere i propri asset da una pressione fiscale eccessiva in Europa.

Affidarsi a consulenti esperti per evitare errori

Sebbene la fiscalità a Dubai sia favorevole, è essenziale evitare approcci improvvisati.

Trasferirsi o investire negli Emirati senza una strategia strutturata può comportare rischi legali e fiscali, sia negli Emirati sia in Italia.

Per questo motivo è fortemente consigliato rivolgersi a consulenti specializzati nella fiscalità internazionale e nel diritto emiratino.

Professionisti esperti conoscono la normativa italiana, la convenzione contro la doppia imposizione e le leggi locali, e sono in grado di pianificare correttamente il trasferimento di residenza, la costituzione di società, la gestione di conti bancari e la protezione patrimoniale.

Investire a Dubai rappresenta un’opportunità strategica per gli imprenditori italiani in cerca di un sistema fiscale efficiente, stabile e favorevole.

Tuttavia, per evitare la doppia imposizione fiscale e godere appieno dei vantaggi offerti dal fisco emiratino, è necessario pianificare con precisione ogni aspetto: dalla residenza fiscale al rispetto delle convenzioni internazionali, dall’uso corretto degli strumenti societari all’affiancamento di professionisti competenti.

Con l’approccio giusto, Dubai si conferma come una destinazione eccellente per chi vuole crescere, internazionalizzarsi e proteggere il proprio patrimonio in un contesto dinamico e fiscalmente ottimizzato.

FAQ

Evitare la doppia imposizione fiscale significa che i redditi prodotti a Dubai non vengono tassati nuovamente in Italia, grazie alla convenzione bilaterale tra Italia e Emirati Arabi Uniti.

Questo vale solo se si è fiscalmente residenti a Dubai in modo reale e documentabile.

Per essere considerati residenti fiscali a Dubai è necessario trasferirsi per almeno 183 giorni l’anno, iscriversi all’AIRE, avere un alloggio, un conto corrente emiratino e dimostrare che il centro degli interessi personali ed economici sia stabilito negli Emirati.

No, a Dubai non esistono tasse sul reddito personale, sulle plusvalenze o sul patrimonio.

È uno dei motivi principali per cui molti imprenditori scelgono di investire a Dubai e trasferirsi fiscalmente lì.

Solo se l’attività operativa o decisionale avviene in Italia.

In caso contrario, se l’azienda è effettivamente residente e operativa a Dubai, viene tassata solo in base alla fiscalità a Dubai, ovvero con Corporate Tax al 9% oltre una certa soglia.

L’esterovestizione è la simulazione di residenza fiscale estera mentre si mantengono in realtà interessi economici in Italia. È illegale e comporta sanzioni.

Per investire a Dubai senza rischi è necessario trasferire realmente il proprio centro di vita e affari.

Dubai offre zero tasse personali, bassa tassazione societaria, assenza di imposte su successioni e plusvalenze, IVA al 5%, stabilità normativa e nessuna burocrazia paralizzante.

È il contesto ideale per chi vuole proteggere il proprio patrimonio.

Solo se è reale e dimostrabile.

La semplice residenza anagrafica o l’apertura di una società non basta.

Bisogna trasferirsi, cancellarsi dalla residenza italiana, rispettare i criteri OCSE e avere legami stabili con gli Emirati.

Per evitare errori è fondamentale comprendere la normativa fiscale locale, conoscere i requisiti per la residenza fiscale, gestire correttamente la documentazione bancaria e societaria, e rispettare gli obblighi di segnalazione (come il quadro RW).

È consigliabile consultare un esperto di fiscalità internazionale abilitato, preferibilmente con esperienza diretta nel mercato emiratino, per agire nel pieno rispetto delle normative.

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