A settembre 2025 il Ministero delle Finanze degli Emirati Arabi Uniti (MoF) ha introdotto modifiche sostanziali al regime fiscale delle Free Zone Dubai, chiarendo quali attività e fonti di reddito possono ancora beneficiare dell’ambita Corporate Tax allo 0%. Le nuove decisioni ministeriali hanno creato fermento tra le PMI italiane che operano, o intendono operare, negli Emirati Arabi. Questo articolo fornisce la guida completa e pratica, con checklist inclusa, per non perdere lo status di “Qualified Free Zone Person” (QFZP) nel 2025 e mantenere pienamente i vantaggi offerti dalle zone franche di Dubai.
Condizioni preliminari per beneficiale della Corporate Tax azzerata
Prima ancora di poter accedere al regime dello 0% di Corporate Tax come “Qualified Free Zone Person” (QFZP), l’azienda deve dimostrare di avere una reale presenza economica (economic substance) all’interno della Free Zone in cui è registrata.
Questo significa, concretamente, che le attività qualificate devono essere effettivamente erogate all’interno del suolo fisico della zona franca.
Ad esempio, se una società è registrata presso IFZA, potrà beneficiare dell’esenzione fiscale solo se il business viene svolto fisicamente all’interno del perimetro territoriale di IFZA stessa.
Oltre a ciò, il Ministero delle Finanze richiede una serie di documentazioni e requisiti preliminari che devono essere soddisfatti prima ancora di analizzare se i ricavi siano “qualificanti”.
In particolare:
– dimostrazione della Economic Substance Regulation (ESR) con attività effettiva in loco;
– prova del servizio erogato (Proof of Service) tramite documentazione contrattuale e operativa;
– disponibilità di una sede fisica nella Free Zone, per eventuali controlli e ispezioni;
– elenco aggiornato di fornitori e clienti operativi;
– identificazione del Titolare Effettivo (UBO), ovvero chi detiene o controlla realmente l’impresa;
– designazione formale di un Responsabile AML (AMLCO), dotato di adeguata competenza in materia di antiriciclaggio e compliance normativa.
Il mancato rispetto anche di uno solo di questi requisiti può compromettere irrimediabilmente la qualifica fiscale QFZP, esponendo l’azienda all’aliquota standard del 9% e a potenziali sanzioni retroattive.
Le nuove regole Free Zone 2025: cosa cambia
Con l’abrogazione della Ministerial Decision n. 265/2023 e l’introduzione delle Decisioni n. 229 e n. 230 del 2025, il MoF ha ampliato la definizione di “Qualifying Income”.
Tra le attività ora considerate “qualificanti” per lo 0% figurano la produzione, trasformazione e commercializzazione di:
– metalli;
– minerali;
– prodotti chimici industriali;
– materie prime energetiche e agricole, purché sia disponibile un prezzo ufficiale da fonti riconosciute.
Le agenzie ufficiali di quotazione sono state elencate nel nuovo provvedimento per garantire trasparenza sui prezzi.
Queste modifiche si pongono l’obiettivo di rafforzare la certezza normativa e rendere più competitive le Zone Franche di Dubai, oggi tra le più efficienti piattaforme per il commercio globale.
Qualified Free Zone Person (QFZP): chi è e quali benefici ha
Per beneficiare dell’agevolazione fiscale a Dubai dello 0%, un soggetto deve essere classificato come QFZP.
Secondo le linee guida del MoF, ciò significa:
– avere sede legale in una Free Zone Dubai (es. DIFC, DMCC, IFZA, RAKEZ, JAFZA);
– generare Qualifying Income da attività idonee;
– possedere reale presenza economica: asset fisici, personale e spese operative nel Paese;
– non optare per il regime fiscale ordinario al 9%;
– rispettare le normative sul transfer pricing;
– rientrare nei limiti “de minimis” per le attività “non qualificate” (max 5% del fatturato totale o AED 5 milioni).
Le attività compatibili includono:
– servizi logistici;
– trading;
– holding;
– gestione fondi;
– proprietà intellettuali;
– attività di sede (headquarter).
Alcune eccezioni, come attività bancarie o assicurative, restano escluse.
Qualifying Income e 0% tax: le soglie
Nel 2025, la tassazione a Dubai prevede lo 0% solo sui ricavi “qualificanti”, generati all’interno o tra Free Zone.
Qualsiasi reddito generato da clienti mainland (quali, ad esempio, quelli relativi al mercato domestico UAE), salvo strutture complesse e licenze duali, è considerato “non qualificante” e, quindi, tassabile al 9%.
Esempio pratico:
– una società nella Free Zone IFZA che commercia con altre aziende IFZA: beneficia dello 0% di tassazione;
– la stessa società che fattura a clienti UAE al di fuori delle Free Zone: è sottoposta all’aliquota del 9% su quella parte.
È fondamentale distinguere tra:
– qualifying transactions inter-Free Zone (esenti);
– mainland transactions (tassate);
– passive income (esente se conforme alle condizioni, per esempio, l’IP Box regime).
Ecco, dunque, che si rende necessario effettuare un’accurata segmentazione dei ricavi nel bilancio, per evitare sanzioni e la decadenza dello status QFZP.
Conformità alle regole Free Zone 2025: checklist operativa
Di seguito si riporta la checklist pratica per valutare se la tua impresa italiana in Free Zone è a norma con i requisiti 2025:
– registrazione valida presso una Free Zone; | SI/NO |
– esercizio di attività incluse tra quelle “qualificanti”; | SI/NO |
– presenza economica adeguata (uffici, personale, spese locali); | SI/NO |
– rispetto dei limiti “de minimis” sui ricavi “non qualificanti”; | SI/NO |
– nessuna opzione per il regime ordinario; | SI/NO |
– documentazione di Transfer Pricing disponibile; | SI/NO |
– bilancio annuale sottoposto a revisione; | SI/NO |
– utilizzo di agenzie ufficiali per la quotazione delle merci. | SI/NO |
Va necessariamente tenuto presente che, se anche una sola voce è negativa, si rischia di perdere l’agevolazione fiscale per 5 anni (ovvero quella relativa all’anno in corso, oltre ai 4 anni successivi).
Rischi per chi sbaglia: le conseguenze
Il MoF è stato molto chiaro: la perdita dello status QFZP comporta l’obbligo di versare il 9% di imposte su tutti i redditi, anche futuri, per almeno cinque esercizi fiscali.
Inoltre, c’è di più: possono essere applicate sanzioni retroattive se emerge che l’azienda non ha rispettato i criteri di sostanza economica o ha omesso correttamente di segnalare il cambio di status.
Tra i rischi frequenti:
– errori nella valutazione dei limiti “de minimis”;
– fatturazione opaca tra entità collegate (transfer pricing aggressivo);
– contratti mal redatti con soggetti mainland UAE;
– attività effettivamente svolta fuori dalla zona franca.
Per ridurre questi rischi, è raccomandabile un audit annuale preventivo e la consulenza di uno studio con esperienza internazionale in diritto tributario emiratino ed europeo.
Come adeguarsi al nuovo regime fiscale: consulenza gratuita per PMI italiane
Il momento per agire è adesso.
Le PMI italiane già presenti negli Emirati Arabi o intenzionate a investire in Free Zone Dubai devono analizzare con attenzione le nuove decisioni ministeriali.
Mantenere lo 0% di imposte a Dubai è ancora possibile, ma richiede una pianificazione più rigorosa.
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Un esperto fiscale valuterà la tua posizione e ti darà indicazioni chiare su:
– tipo di attività;
– assetto societario;
– origine dei ricavi;
– presenza economica;
– rischi e opportunità post-MoF 2025.
FAQ
Una Free Zone a Dubai è un’area economica speciale che offre vantaggi fiscali, tra cui l’esenzione dal pagamento della corporate tax (0%) per le imprese “qualificate”, la piena proprietà straniera e una burocrazia semplificata.
È l’opzione preferita da molte PMI italiane per aprire una società a Dubai.
Il “qualifying income” comprende i ricavi generati da attività approvate (trading, servizi, logistica, holding, ecc.) con clienti fuori dagli Emirati o con altri soggetti in Free Zone, purché rispettino le regole ministeriali.
È il requisito chiave per mantenere lo 0% di tasse a Dubai.
Lo status di QFZP si perde se la società effettua operazioni “non qualificate”, come vendite dirette alla mainland senza contratto adeguato, o se non rispetta i requisiti di sostanza economica, registrazione contabile, audit, e segmentazione dei ricavi.
Se una società perde lo status QFZP, sarà tassata al 9% sul reddito imponibile, come qualsiasi entità mainland.
Inoltre, potrebbero essere applicate sanzioni fiscali e obblighi retroattivi.
Sì, ma solo in specifici casi: la società deve avere un distributore autorizzato nella mainland o un contratto conforme alle regole MoF.
Le operazioni dirette sono considerate “non qualifying” e possono compromettere l’esenzione fiscale.
Le entrate derivanti da attività “non qualifying” sono tassate al 9% e vanno segmentate in bilancio. Se superano il 5% del reddito totale o una soglia assoluta, l’intera società potrebbe perdere lo status agevolato.
Sì.
Dal 2025 l’audit è obbligatorio per tutte le società che vogliono mantenere il regime 0% come QFZP.
Serve a dimostrare l’effettiva attività economica e il rispetto delle normative fiscali e di sostanza.
È consigliato effettuare una valutazione professionale con esperti di fiscalità internazionale.
Molte società italiane possono beneficiare dello 0% di corporate tax a Dubai aprendo una sede in Free Zone, ma è essenziale analizzare struttura, tipologia di ricavi, presenza locale e rapporti con la mainland.