Sono pochi, ricchissimi e russi.
Sono gli oligarchi, i businessmen miliardari a cui in questi giorni il mondo delle istituzioni sta dando la caccia: sanzionare la Russia, infatti, vuol dire anche colpire loro, attraverso i loro immensi patrimoni. Sono privati cittadini, non ricoprono ruoli pubblici o istituzionali, a parte qualcuno, eppure sono diventati una sorta di paracadute dello Stato: sono stati in prima linea quando è crollato il sistema sovietico negli anni Novanta e sono state avviate le privatizzazioni. Proprio grazie a questo sistema hanno accumulato fortune esorbitanti. Ma la crescita esponenziale delle loro ricchezze è stata possibile solo grazie alla vicinanza al potere e, dunque, alla figura di Vladimir Putin. Perciò l’Europa e il resto del mondo nella black list anti russa ci ha messo pure loro.
Dall’invasione dell’Ucraina, infatti, sono state imposte pesantissime sanzioni sulle istituzioni finanziarie e i magnati vicini a Putin.
Dubai e gli Emirati Arabi Uniti, al contrario di altri paradisi fiscali come le isole Cayman, Monaco e la Svizzera, non si sono allineati a queste sanzioni, consentendo ai ricchi russi una via di uscita e venendo eletti a nuovo regno degli oligarchi russi e degli alleati di Vladimir Putin.
Da quando i primi tank russi hanno sorvolato e superato i confini dell’Ucraina si è aperto un nuovo fronte nelle analisi logistiche: il tracciamento dei mezzi privati, ovvero i movimenti degli aerei seguiti attraverso una metodologia chiamata Osit – Open Source Intelligence.
Codici identificativi, rotte tracciate, analisi degli aeroporti e porti di partenza e arrivo: così, jet, elicotteri e yacht russi sono finiti nelle mani di analisti informatici.
Ma non basta: sono stati ideati profili Twitter dedicati a tracciare tutti questi movimenti. Fra i vari, è stata già resa nota la storia di Jack Sweeney, il ragazzo che ha seguito tutti gli spostamenti del jet di Elon Musk e che ora si è dedicato esclusivamente ai mezzi degli oligarchi russi. Uno di questi analisti nelle ultime ore ha sollevato un dubbio su quello che sta accadendo all’ombra del Cremlino. Oliver Alexander ha, infatti, pubblicato una serie di mappe di volo che testimoniano un corposo movimento di jet privati in partenza da Mosca e diretti verso il Golfo Persico, in particolare verso Dubai.
Il tweet di denuncia di questo esodo è stato condiviso da 5mila persone e ha ricevuto 15mila like. Nel tracciamento viene identificato uno stormo formato principalmente da quattro aerei: tutti privati e tutti diretti dalla Russia alla capitale degli Emirati Arabi. Oltre a queste immagini, se ne trovano altre che documentano il movimento di jet verso il cosiddetto “faro del Golfo”. Per gli oligarchi russi Dubai è diventata rifugio ideale verso cui muovere i propri lussuosi mezzi dopo le pesanti sanzioni imposte da Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea sui loro beni.
Come funziona l’Open Source Intelligence?
L’Osit è sostanzialmente una pratica che permette di creare conoscenza condividendo informazioni pubbliche. È proprio quello che sta succedendo con la mappatura dei voli russi: le informazioni condivise, infatti, non vengono estrapolate con tecniche top-secret ma semplicemente pubblicate da portali, come ad esempio Flightradar24, che monitorano il movimento degli aerei in tutto il mondo.
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