La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1760/2025, ha stabilito un importante precedente sul tema delle criptovalute in Italia, annullando un sequestro preventivo di Bitcoin legato a un presunto caso di evasione fiscale. La decisione conferma che le criptovalute, non essendo valuta a corso legale, non possono essere automaticamente equiparate a denaro ai fini di confisca o pignoramento.
Il Caso: Sequestro di Bitcoin per Evasione Fiscale
Nel maggio 2024, la Procura di Firenze aveva disposto il sequestro di 1,888 Bitcoin, equivalenti a circa 120.638 euro, nei confronti di un contribuente accusato di evasione fiscale. Secondo l’accusa, l’indagato non avrebbe dichiarato una plusvalenza significativa derivante da operazioni di trading in criptovalute.
Il Tribunale del Riesame aveva confermato la misura cautelare, ma la difesa ha contestato il provvedimento e portato il caso davanti alla Corte di Cassazione, che ha infine annullato il sequestro e rinviato il caso al Tribunale di Firenze per una nuova valutazione.
I Punti di Contestazione della Difesa
Gli avvocati dell’indagato hanno basato il ricorso su due argomentazioni principali:
- Illegittimità del sequestro delle criptovalute: La difesa ha sostenuto che le criptovalute, non essendo riconosciute come moneta a corso legale, non possono essere considerate automaticamente come un profitto diretto del reato fiscale.
- Mancanza di motivazioni giuridiche adeguate: Il Tribunale non avrebbe chiarito in che modo le criptovalute possano essere considerate oggetto del reato e non ha fornito una giustificazione sufficiente per il sequestro in base alla normativa vigente.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con la sentenza n. 1760/2025, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, stabilendo che le criptovalute non possono essere assimilate a moneta a corso legale e che la loro conversione forzata in euro ai fini del sequestro è illegittima.
Secondo la Corte, le criptovalute, pur essendo accettate come mezzo di scambio in alcuni contesti, non sono riconosciute come denaro ufficiale e non possono essere trattate allo stesso modo di beni tradizionali per l’esecuzione di misure cautelari. Inoltre, la loro volatilità rende complicata la determinazione di un valore fisso che possa essere considerato equivalente all’importo dell’imposta evasa.
Sara Astorino, avvocato e consulente dell’Aduc, ha dichiarato:
“La Cassazione ha chiarito che le criptovalute non possono essere utilizzate come mezzo di pagamento con effetti liberatori e che la loro conversione forzata in euro ai fini del sequestro è illegittima.”
Normativa Fiscale e Criptovalute: Un Quadro Complesso
L’attuale regolamentazione delle criptovalute in Italia è ancora in fase di definizione. Attualmente, le criptovalute non sono riconosciute come valuta a corso legale, ma rientrano nella categoria degli asset digitali.
Nonostante le direttive europee in materia di antiriciclaggio le considerino strumenti finanziari, non esiste una normativa chiara sul loro trattamento fiscale e sulle modalità di confisca o sequestro in caso di procedimenti giudiziari. Le plusvalenze derivanti dal trading di criptovalute sono soggette a tassazione, ma la tracciabilità di questi asset digitali rimane una questione aperta.
L’introduzione del regolamento europeo MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation) potrebbe fornire maggiore chiarezza su questi aspetti e stabilire un quadro normativo più solido per la gestione delle criptovalute.
Possibili Implicazioni Future
La sentenza della Corte di Cassazione rappresenta un precedente importante e potrebbe influenzare le future decisioni giuridiche riguardanti il sequestro di criptovalute in Italia.
Tra le possibili conseguenze di questa pronuncia si possono evidenziare:
- Maggior tutela per i possessori di criptovalute in caso di procedimenti giudiziari legati a presunti reati fiscali.
- Necessità di regolamentazione più chiara per il trattamento fiscale e giuridico delle criptovalute, con linee guida precise per i sequestri e la tassazione.
- Riconsiderazione delle politiche di controllo sulle transazioni in criptovalute, soprattutto alla luce dell’adozione del regolamento MiCAR da parte dell’Unione Europea.
Un nuovo paradigma per la protezione patrimoniale
La recente sentenza della Corte di Cassazione ha segnato un punto di svolta nel panorama giuridico italiano, riconoscendo che le criptovalute, non avendo valore legale, non possono essere sequestrate o pignorate. Questa decisione apre scenari inediti per imprenditori e investitori, che ora possono valutare strumenti innovativi per la gestione e la tutela del proprio capitale.
La recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 1760/2025) ha segnato un’importante svolta nel panorama giuridico italiano, stabilendo che le criptovalute non sono sequestrabili, in quanto prive di valore legale. Questa decisione ha acceso il dibattito tra giuristi, investitori e istituzioni finanziarie, mettendo in evidenza le lacune normative che ancora caratterizzano il settore delle cripto-attività.
Mentre il quadro normativo è in continua evoluzione, con il regolamento europeo MiCAR pronto a introdurre nuove disposizioni, il settore delle cripto-attività rimane caratterizzato da opportunità uniche per chi sa muoversi con lungimiranza e strategia.
La Daniele Pescara Consultancy, specializzata in protezione patrimoniale e pianificazione fiscale, monitora con attenzione l’evoluzione normativa per fornire soluzioni strategiche e analisi approfondite a imprenditori e investitori nella gestione dei propri asset
Comprendere le normative e adottare strategie efficaci è fondamentale per proteggere il proprio patrimonio e operare nel pieno rispetto della legge.